In una città in cui il dibattito politico, inteso come confronto di idee e analisi approfondite, è praticamente morto, occorre fare qualche riflessione sulle elezioni di cinque giorni fa.
Innanzitutto sulla campagna elettorale, metodi e contenuti. Innovazione o tradizione.
Alla nostra lista “Cittadini per Gradisca” è stato riconosciuto da più parti, anche da qualche avversario, che è l’unica ad avere utilizzato tutti i canali di comunicazione offerti dalla rete, avendo creato un sito dedicato, un canale youtube con una trentina di video, una pagina facebook e un profilo Instagram. Tutto questo, benché realizzato in un mese, ha portato ad alcune migliaia di contatti mentre, come era prevedibile, il numero dei follower non è cresciuto altrettanto (in rete, si sa, il numero di chi spia è superiore a quello di chi ci mette la faccia…. ).
I nostri risultati più importanti, comunque, sono questi:
1) avere esposto con la massima chiarezza il nostro programma;
2) avere denunciato – documentandole - le criticità e le contraddizioni dell’azione amministrativa degli ultimi cinque anni;
3) avere dato voce a tutti i candidati e a tutti i cittadini che avevano qualcosa da dire;
4) avere spaziato in tutti i campi di interesse della comunità gradiscana.
5) avere costruito una piattaforma di spunti e di discussioni che (mentre tutti gli altri discorsi di piazza o da bar sono svaniti) resterà consultabile e potrà fungere a lungo da promemoria.
Se ci soffermiamo sulla presenza in rete delle liste che appoggiavano la candidatura del sindaco uscente, va detto che lo sforzo di “scrittura” è stato minimo, anzi quasi nullo. Il programma amministrativo era pressoché identico a quello presentato nel 2014, con interi brani letteralmente copiati e incollati. Sconcertante. Come se cinque anni fossero passati invano (e forse è proprio così) e, amministrando, non fosse emersa nessuna novità, nessuna idea nuova, nessuna riflessione originale sulla città. Peccato! Anche perché l’impressione è stata che al programma amministrativo, secondo qualcuno, non meriti dedicare né uno sforzo di stesura, e, men che meno, uno sforzo di divulgazione. Tanto si sa già che non si riesce a realizzare!
Inutile dire che, in tempi in cui anche i negozietti e gli artigiani hanno un sito, è singolare che neppure una lista abbia creato un proprio sito e ci si sia limitati a utilizzare Facebook, ma non per illustrare nel dettaglio i programmi o esprimere opinioni, quanto per pubblicare i “santini” e a supporto degli eventi e degli incontri che sono stati organizzati sul campo.
Questa scelta di privilegiare i contatti diretti - è innegabile - ha pagato sul piano della raccolta di consensi, perché ha permesso di evitare discussioni sui problemi della città, anzi ha fatto passare il messaggio che problemi non ci sono, e ha propagandato un clima festante e una grande coesione fra i candidati.
Accompagnato da una serie di “cartoline digitali” (l’unico aspetto tecnologico della campagna delle liste collegate al PD) in cui Gradisca appare attrezzata di piste ciclabili, infopoint, zone pedonali, ecc. che – si sa già – non saranno realizzate certamente nei prossimi cinque anni (se non altro perché devono attraversare la difficile fase degli espropri), il percorso elettorale di Linda Tomasinsig è scandito da una serie di foto-ricordo di incontri più o meno affollati tra bar, piazze e borghi.
Contenuti, temi, problemi, discussioni: non incoraggiati e non pervenuti. Consentiti solo applausi.
Probabilmente per un elettorato più preoccupato dell’onda nera salviniana che della debolezza del sindaco uscente bastava fare anche meno.
Riflessioni amare degli sconfitti? Di sicuro perdere è motivo di delusione, ma non per questo si deve smettere di pensare. Anzi, il quadro dei risultati elettorali è un buon motivo per rinnovare l’impegno e fare progetti.
Comunque sia, adesso ci aspettiamo che gli eletti facciano una seria riflessione, magari privata, e evitino l’errore di sentirsi i primi della classe, perché Gradisca ha bisogno di amministratori capaci, realisti e intraprendenti, non di “bravi ragazzi”, pieni di buona volontà ma poco concreti.