Se a Gradisca, malgrado le distruzioni della prima guerra mondiale (e prima ancora l’assedio devastante dei Veneti nel corso della guerra gradiscana, 1617, e l’occupazione francese del 1797) ci sono ancora delle iscrizioni che documentano l’epoca della nascita della città come fortezza veneziana nel 1479, questo si deve al lavoro certosino e appassionato di Ettore Patuna, farmacista con la passione della storia, discendente di una nobile famiglia e proprietario di quel bel palazzo rococò in cui il 20 marzo 1797 pare che abbia dormito proprio Napoleone.
Fu grazie al suo lavoro di ricerca e catalogazione dei pochi oggetti e frammenti rimasti che alcuni decenni fa si potè creare il “Lapidario gradiscano” sotto la seicentesca Loggia dei Mercanti. Un luogo pieno di fascino, caratterizzato da tre maestosi archi un po’ sproporzionati rispetto al piccolo edificio, dove si possono leggere le iscrizioni lasciate dai provveditori di Venezia a ricordo della costruzione della fortezza, ma anche vedere le tracce della dominazione austriaca, stemmi, lastre tombali, frammenti di architettura.
Tutto questo, anziché essere trattato come uno “spazio sacro”, è lasciato in condizioni pessime, l’ambiente è invaso da polvere, ragnatele e immondizia, i vetri sono talmente sporchi che non sono più neppure trasparenti e le targhette degli oggetti esposti sono ruggini e illeggibili.
Che dire? Non ci sono parole. Ogni giorno in questo luogo si ferma qualche turista (anche perché, assieme alle chiese, è uno dei pochi siti storici visitabili) e sicuramente rimane sconcertato da tanta incuria.