E’ inutile negarlo: se Gradisca ha una città “gemella” e “rivale” questa è Palmanova. Innanzitutto per ragioni storiche: figlie entrambe della Serenissima Repubblica, nate come città fortificate, hanno avuto per secoli un ruolo militare, anche se in ambiti statali diversi. In secondo luogo sono accomunate dal punto di vista urbanistico per la forma di città chiusa da mura e condizionata nel suo sviluppo, ma anche per le dimensioni: né l’una né l’altra arrivano ai 10.000 abitanti, anzi Palmanova ne ha poco più della metà (circa 5500 residenti), mentre Gradisca arriva ai 6400. Sia l’una che l’altra hanno visto cambiare parecchio l’economia locale quando si sono ridotti gli insediamenti militari e il commercio ne ha particolarmente risentito. Tutte e due hanno ereditato un patrimonio di mura e fortificazioni che costituiscono una ricchezza enorme ma anche un problema e una responsabilità difficili da gestire con le risorse di un piccolo comune.
Infine, Gradisca e Palmanova hanno entrambe un potenziale turistico nel campo, piuttosto ristretto ma prestigioso delle città fortificate, che unisce storici, storici dell’architettura, storici dell’arte, filosofi ed ecologisti. Con una carta in più da giocare, la relativa vicinanza del mare che si raggiunge in una ventina di chilometri sia da Gradisca che da Palmanova.
Naturalmente ci sono anche molte differenze. Gradisca ha avuto un destino più travagliato, è stata assediata, distrutta e occupata più volte nei secoli (dal ‘500 alla prima guerra mondiale) si è trovata in un punto cruciale per le contese fra potenze confinanti, Venezia e gli Asburgo, l’Italia e l’Austria, e infine è stata anche privata della sua forma di città murata, con l’abbattimento delle mura sud-occidentali. Palmanova si è conservata meglio, ha avuto una storia meno tragica e una fama molto più “nobile” di “città ideale” di tradizione rinascimentale.
Eppure anche Palmanova, qualche decennio fa, si trovava in una situazione di sostanziale abbandono, potendo contare pressoché solo sui comandi militari per la conservazione delle sue imponenti strutture fortificate. Non si contano gli appelli fatti per suscitare attenzione verso il suo patrimonio, ad esempio da parte delle associazioni ambientaliste.
Poi le cose sono cambiate, e oggi Palmanova è a buon diritto entrata nel patrimonio Unesco. Sostanzialmente recuperata in tutte le sue parti, ha saputo gestire – anche nell’avvicendamento di amministrazioni – un restauro lungo, complesso e imponente, avvalendosi di tutte le opportunità che potevano essere colte, locali, nazionali e internazionali.
Qual è il segreto? Ci sono più spiegazioni dietro questo risultato, e sono tutte molto semplici: la capacità dell’amministrazione comunale di definire e mantenere le priorità, la costanza nel tessere relazioni istituzionali e di conservarle, la coesione tra gli amministratori e l’ambiente culturale locale, la coerenza delle politiche culturali, tutte tese a un obiettivo fondamentale, la valorizzazione, innanzitutto della storia.
A Gradisca, invece, si sono disperse energie: si è puntato sull’arte contemporanea, e poi si è abbandonata, sul vino e poi si è rimasti indietro, sulla gastronomia, ma sulle spalle di pochi privati, sulla zona pedonale e sul commercio di qualità, ma i negozi chiudono.
Puntare fin dagli anni Settanta su ciò che si possedeva di più solido, antico e incrollabile, come la propria storia, unica nel territorio, sarebbe stato meglio. Ma questo, purtroppo, è anche il senno di poi…
Eppure, nel 1979, un segnale chiaro fu lanciato dalla Giunta di Ado Trevisan, festeggiando i 500 anni di fondazione della fortezza….
Ma non è successo più niente, salvo qualche tentativo di restauro, bloccato subito e per decenni, e ricominciato ora con una “messa in sicurezza” del Castello che lascia immaginare un futuro ancora di cantieri abbandonati.
E poi, anche se si riuscisse a ricominciare, oggi sarebbe molto più difficile ridurre lo svantaggio rispetto a chi ha saputo tenere più fermo il timone negli ultimi vent’anni.
Che peccato! Forse, in altre condizioni, non sarebbe stato tanto difficile salire sull’Olimpo dello “Stato da Terra – Stato da Mar”, con Bergamo, Peschiera, Palmanova, Zara, Sebenico e Cattaro, dove avremmo potuto essere la città fortificata più antica.